lunedì 15 febbraio 2016

Pino de March - Convergenze molteplici in mondi inseparabili e comuni

Convergenze molteplici in mondi inseparabili e comuni

Parteciperò anche quest’anno alla 5 edizione del MFD,  e m’immagino per il carattere riflessivo e  la prassi degli artisti(e) partecipanti che emerge come sotterraneo agire immaginale e sovversivo dei linguaggi e della vita e da un manifesto impegno civile nella città.,
non si caratterizzerà come stanca abitudine a ritrovarsi proprie   di diverse passate aggregazioni, ma
a dialogare–in uno spazio dei comuni- sullo stato dell’arte –nelle singolari forme d’espressione
tendenti alla reciproca contaminazione e dei rischi di censura ed autocensura nel nostro essere poetico e pubblico- e sulla reattività sociale, virale e manifesta in forma di aperto rancore sociale(o passioni tristi per usare un’espressione spinoziana) in primis verso i migranti, ma anche verso chiunque ritenuto possa intralciare la nostra affermazione-sopraffazione,  ormai affetti come siamo da
questo cinico spirito predatorio senza legami in una società ormai liquefatta. Ricordate la memorabile frase :stai sereno!);
Passioni tristi e diseguaglianze sociali hanno impregnato il nostro mondo di vita di sofferenze di varia natura,a cui siamo tutti esposti e che non può lasciarci né indifferenti e nemmeno vederci complici.
Questo meeting art potrebbe diventare una buona occasione per riprovare a ripensare nuove forme di connessioni artistiche e sociali e progettualità in città, come da anni ci viene proposto dagli organizzatori di questo MFD, per esplorare nuove disobbedienze all’esistente liberista affermando  nuove libertà , nuovi linguaggi  e nuove forme di vita attiva.
Una nuova forma di libertà che rovesci la logica neo-liberale dominante consistente in una strana libertà: libertà di dominare l’Altro che ci compenetra: gli altri, la società, la natura e chi ci è straniero. Sperimentare nuove forme di vita partendo dal presupposto di  non pensarci più come monadi o individui isolati e sovrani assoluti che stabiliscono a loro discrezione contratti con la natura, con gli altri e la società ma piuttosto come una convergenza di molteplici (con pochi gradi di separazione) che ci compenetrano in mondi di vita inseparabili e in-contrattabili.
Che ce facciamo di questa libertà e individualità proprietaria che desertifica i mondi di vita, che semina tempeste climatiche, guerre infinite, aumenta esponenzialmente le diseguaglianze nel mondo, muove l’invidia e l’odio sociale tra i margini e gli scarti e non verso quelle concatenazioni oligarchiche che trasformano le periferie in gironi di inferno terrestre?
Aggregare e ri-generare una nuova soggettività costituente immaginari e scenari attivi di consapevolezza e rivoluzione antropologica e culturale.
La destabilizzazione di intere aree del medio-estremo oriente provocato  dalle  guerre democratiche petrolifere e le crescenti  diseguaglianze hanno evocato nelle periferie del’impero la nascita di una strana teologia che indica come via di ‘liberazione’ il rancore e l’odio contro la cultura occidentale tout court (o educazione occidentale come peccato) fanaticamente indicandola  come responsabile della loro disperata vita. (o mettere all’Indice).
E in quell’orrido gesto del taglio della gola dei prigionieri del Daesh  non  c’è solo l’espressione più im-potente della censura poltico-religiosa (come fu la mordacchia per Giordano Bruno o il rogo per gli eretici e le donne sagge) ma anche la minaccia più acuta a tutti coloro che usano la ‘gola’ come forma d’espressione e di critica. Forma di terrore che non ha solo scopo di togliere vita e parola ai prigionieri ma di terrorizzare le società aperte spingendole alle limitazioni dei diritti civili e all’autocensura (contro-riformandole dall’esterno)Non solo ridurre a silenzio le nostre ultime voci critiche,già marginalizzate dal pensiero unico(diventa capitale umano)  ma seppellire con le nostre ultime voci indignate d’occidente anche quell’insorgenza giovanile e popolare che furono le primavere arabe.C’è bisogno di far emergere una soggettività intraprendente critica verso una declinate società dello spettacolo di questa  ‘finis Europa’(declino europeo) ma anche capace di unire le sponde del Mediterraneo o di qualsiasi riva rivendichi singolari convergenze molteplici  e comunanza.
Una soggettività appassionata e in controtendenza creatrice di eventi,gesti e segni e suoni,  che trasformino questa diffusa complice passività e  triste vita sociale, attivando gioiosi cambiamenti che possano lasciare tracce nel tempo anche quando diventano rovine.
Ci si attende una nuova indignazioni artistica e culturale neo-marxiana-(illuminista-critica)  che disattende  lo spirito dominante che spinge il divenire delle arti  ad alienarsi in capitale umano(riduzione a prestatore d’opera nel/per il mercato degli artisti o fiera delle arti).
si auspica emerga dalle periferie e dagli spazi di ricerca ed sperimentazione pubblica e sociale
(università, accademie, scuole, laboratori e cantine  nuove prassi artistiche radicali ed esistenziali informate allo sviluppo umano(che significa sviluppo globale esistenziale, estetico,ecologico,sociale ed antropologico). Una nuova rivoluzione culturale ispirata alle volontarie comunanze e alla cooperazione singolare e comune.

Pino de  March, poeta e ricercatore liberato


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