mercoledì 24 febbraio 2016

Tutto è dir tutto e le parole mancano - Michela Turra

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.” Così recita l’articolo 21 della Costituzione italiana, eppure a chi non è capitato di imbattersi in limitazioni determinate da altri della propria espressione, orale o scritta? 
Nel giornalismo è pressoché inevitabile scontrarsi con un titolo – fatto da terzi, cioè da chi sta al desk - che non accontenta l’autore dell’articolo, cioè non ne riflette lo spirito o mira ad enfatizzarne solo un aspetto. Nella scrittura narrativa possono esistere censure più sottili, può accadere che l’editore chieda di tagliare o modificare un passo poco politically correct. 
A volte si tratta solo di divergenze di gusti, di orientamenti, in sostanza di persone; più spesso però, la censura – o nel migliore dei casi la “correzione”- scatta perché le case editrici, come i giornali, hanno un padrone, e non se ne può prescindere. 
Avere coraggio significa non rinunciare a se stessi e alle proprie idee, pagare il prezzo che celebri e meno celebri firme stanno ancora scontando sulla propria pelle a livello di vita quotidiana, nel peggiore dei casi blindata da scorte e percorsi obbligati, o semplicemente afflitta da contestazioni e diatribe legate al proprio operato. 
E anche nel privato, a chi non è capitato di reprimersi in nome del quieto vivere, generando poi spiacevoli equivoci sottotraccia? Come scrive Paul Elouard: 

“Tutto è dir tutto e le parole mancano
E il tempo manca e mi manca l'audacia
Sogno e spartisco a caso le mie immagini
Ho mal vissuto e mal appreso a parlar chiaro… 

Dire tutto macigni strade lastrici
Le vie i viandanti i campi ed i pastori
Le piume dell'aprile la ruggine d'inverno
Freddo e caldo congiunti in un frutto unico. (....)”
Le parole di un poeta, al cuore, dicono più delle leggi. 

MICHELA TURRA

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