Vorrei parlare di autocensura. La coscienza censura l’inconscio, ne seleziona il contenuto e la
forma.
Noi siamo oggetto di censura primariamente nei confronti di noi stessi. E di una forma di
censura c’è bisogno, ma di quella basata sul silenzio della rabbia, dell’odio verso gli altri,
dell’invidia, della gelosia.
Questi sentimenti vanno censurati ma non negati e/o soppressi a priori.
Le censure politiche sono una manifestazione esterna della belva che è in noi quando si scatena
affamata contro la prima preda a disposizione.
E’ affamata quella belva, è impaurita, è ignorante!
Ignora altri modi di essere, di convivenza, di comunicazione.
Non ci sono scorciatoie, occorre
guardarsi con sincerità, senza proiezioni di un immaginario sociale che costruiamo per
nasconderci. Un chiosco tibetano, uno sdraio a Riccione, un posto riservato ai bambini.
E’ lì che dobbiamo cercare
Vostra affezionatissima, Antonietta Laterza
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